di Francesca Veneri
Il primo trimestre del 2020 è iniziato non facendo purtroppo diminuire i casi di violenza che si manifestano con forme sempre più nuove, compiuti da singoli o quasi sempre da gruppi.
Il 30 gennaio infatti, con un’operazione congiunta tra i Carabinieri della Compagnia di Monterotondo e gli Agenti del Commissariato di Polizia di Stato di Tivoli, è stata emessa dal GIP del Tribunale di Tivoli, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e di obbligo di dimora, nei confronti di dieci persone ritenute responsabili, a vario titolo, di rapina e lesioni personali aggravate. Nel dettaglio sono cinque persone sottoposte alla custodia cautelare in carcere, una all’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria e quattro all’obbligo di dimora.
Come dicevamo nelle prime righe e come in questo caso, gli arrestati si muovevano e agivano in branco, anche per futili motivi, aggredendo cittadini di Fonte Nuova (RM).
Già da qualche anno, ma in modo costante negli ultimi tempi, Monterotondo si è fatta conoscere per gli illeciti andati a finire sui media locali e nazionali: dalle operazioni eseguite per il contrasto degli stupefacenti, dagli episodi di violenza ma anche e soprattutto per i primi due casi di legittima difesa. L’evento in questione, come anche altri fatti, ci conduce ad uno scenario ben più grande, nel quale ci si può porre una domanda: perché i giovani sentono l’esigenza di delinquere?
Questa domanda apre una vera e propria inchiesta ampiamente dibattuta in varie sedi come, ad esempio, i telegiornali.
Purtroppo la violenza è alla portata di tutti attraverso film, serie televisive, fiction e videogiochi che, pur non volendo, riducono la percezione dell’illecito e della legalità in un individuo in cui coscienza e morale sono in via di sviluppo.
Non dimentichiamo però il ruolo delle famiglie che, per svariati motivi come separazioni, divorzi, abusi o condizioni economiche difficili, perdono di vista l’educazione dei figli, portandoli ad incamerare rabbia e disagio che, puntualmente, trovano sfogo all’esterno attraverso vandalismi, furti, bullismo o, peggio, uso di sostanze stupefacenti.
In questo quadro si inserisce la devianza minorile, ovvero una serie di comportamenti che si discostano dalla legalità e dalle norme di convivenza civili, messi in atto per trovare un proprio ruolo all’interno della società ovviamente in termini negativi, in quanto nessuno ha fornito e fornisce a questi ragazzi dei modelli di riferimento sani e accettabili.
Tutto ciò che questi ragazzi vivono è iscritto in uno schema deviato nel quale il più forte prevarica sul più debole per affermare la propria personalità che, altrimenti, si pensa non venga apprezzata e venga poco considerata.
Occorrerebbe, pertanto, agire sui modelli proposti in modo da delineare quelli che sono dei comportamenti -guida civili e legali, partendo sia dalla famiglia che dalla scuola, ambienti nei quali i ragazzi dovrebbero trovare dei punti di riferimento per porre le basi della loro vita e nei quali un individuo in via di sviluppo instaura le prime relazioni, sia con adulti sia con i pari. Relazioni che devono essere sane nelle quali vige rispetto per l’altro a prescindere dal ruolo che l’altro ricopre. Solo così, i ragazzi, imparano anche a rispettare sé stessi e la loro vita.
Ci si augura, quindi, che il sistema scolastico e le istituzioni possano sostenere le famiglie in difficoltà nel delicato compito di educare dei minori e, laddove ci siano forti lacune emotive e morali, intervenire attivamente in prima linea per “salvare” questi ragazzi da una vita all’insegna dell’odio e dell’inciviltà.
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