Il previsto aumento delle prestazioni pensionistiche, introdotto con l’ultima legge di bilancio, questo mese non è stato applicato: il problema maggiore è che la legge non limita i beneficiari che percepiscono l’importo minimo, attualmente stimato in 2 milioni di persone. In estate, tuttavia, le cose dovrebbero essere senza ostacoli
L’innalzamento della pensione minima è stato uno dei punti cardine dei piani del governo di Forza Italia e uno dei punti di forza di Berlusconi. Non è quindi un caso che sia inserito nella delibera di maggioranza che approva i documenti economico-finanziari.
L’idea che porta ad un aumento della pensione minima in legge di bilancio è quella di raggiungere la cifra tonda di 600 euro entro la fine del 2022, un obiettivo politico simbolico che dovrebbe essere una sorta di soglia di transizione verso un obiettivo più alto.
Come si ottengono 600 euro? Il meccanismo è semplice: per gli assegni inferiori o uguali alla prestazione minima INPS, l’aumento è previsto all’1,5% entro il 2023, con un aumento ancora maggiore (6,4%) per i beneficiari di età superiore ai 75 anni. Per loro, o meglio per chi in quella fascia di età ha già percepito l’importo minimo, l’obiettivo di 600 euro sarà così raggiunto: per la precisione si passerà dai 563,74 euro al mese fissati nel 2023 a 599,82 euro.
Inoltre, la norma stabilisce la ripartenza da zero a partire dal 2024: cancellato il precedente aumento, ne verrebbe applicato uno del 2,7% ai pensionati di tutte le età, con riferimento al nuovo importo del trattamento minimo Inps (ancora da definire). Per l’anno ancora successivo si tornerebbe di nuovo al punto di partenza, con la decadenza di tutte le maggiorazioni.
Si tratta solo di incrementi temporanei e quindi destinati a invertirsi dal 2025 in poi. Questo processo può essere considerato parallelo e separato dal processo di rivalutazione di tutta l’inflazione pensionistica: il tasso è fissato al 7,3% quest’anno e dovrebbe essere intorno al 5,5% nel 2024.
In conclusione, è ipotizzabile che tali aumenti possano arrivare con la rata di luglio, o a giugno nel caso in cui ci sia una particolare accelerazione. Già nel primo pagamento gli interessati riceveranno naturalmente gli arretrati dovuti a partire da gennaio. Per il bilancio dello Stato il costo previsto è di 480 milioni quest’anno e 379 nel 2024.
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