Ormai la rottamazione è un treno già passato: chi non ha presentato domanda di adesione alla definizione agevolata entro il 30 giugno è fuori dalla possibilità di poter sanare la propria posizione con il Fisco grazie alla sanatoria prevista dalla legge di Bilancio 2023.
Anche se la possibilità di aderire alla rottamazione è svanita, la cartella esattoriale va in ogni caso saldata se non si vuole incorrere in seri rischi che potrebbero portare fino a pignoramento, fermo amministrativo e ipoteca. Da tenere conto, inoltre, che se non si versano le somme dovute entro le scadenze indicate, il debito aumenta maggiorato da sanzioni e interessi di mora che maturano giorno dopo giorno da quello di notifica.
Proprio per questo, se si vogliono dormire sonno tranquilli, è sempre bene sanare la propria situazione debitoria nei confronti del Fisco. Ma cosa fare se non si è colta l’occasione della rottamazione? Vediamo le alternative che restano.
Il dover pagare una cartella esattoriale senza rottamazione non riguarda solo coloro che non sono riusciti a presentare domanda entro la data di scadenza del 30 giugno. Anche chi ha presentato istanza, infatti, potrebbe vedere come risposta dell’Agenzia delle Entrate un diniego perché non tutte le cartelle esattoriali rientrano nella sanatoria.
Senza la rottamazione, ovviamente, le somme dovute saranno più alte, ma questo non significa per forza che la cosa sia un male. Perché va ricordato che se anche la sanatoria prevede forti sconti, obbliga il contribuente a saldare il 20% del proprio debito con le prime due rate (quella del 31 ottobre e quella del 30 novembre). Le successive rate, un massimo di 16, sono poi diluite nei successivi anni con cadenza trimestrale. Il problema principale, però, è che la rottamazione non permette molta flessibilità e pagare una rata in ritardo maggiore di 5 giorni o saltare un pagamento, comporta la decadenza del beneficio.
Proprio in questi casi, mancata adesione alla rottamazione o decadenza della stessa, la soluzione per sanare la propria situazione con il Fisco è quella di ricorrere alla rateizzazione ordinaria. È pur vero che in questo modo non si ha diritto agli sconti previsti dalla definizione agevolata, ma si avrà diritto a una maggiore flessibilità nel corso del pagamento delle rate.
La rateazione ordinaria prevede di dilazionare il debito in un massimo di 72 rate mensili, ovvero in 6 anni. Si può scegliere, inoltre, se pagare rate costanti o crescenti. In caso di comprovata difficoltà economica, invece, si potrà ottenere un piano di dilazione straordinario in un massimo di 120 rate, ma in questo caso va presentata la documentazione che attesti, appunto, la difficoltà economica in cui si versa.
La rateazione ordinaria, a differenza della rottamazione, non decade al mancato pagamento di una rata. Dal 16 luglio 2022, infatti, occorre non pagare 8 rate, anche non consecutive per far decadere il piano di dilazione.
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