Le novità del 2024 riguardo la Pensione contributiva
28 Ottobre 2023La previdenza sociale è uno dei temi più dibattuti nel governo e nella maggioranza di centrodestra, visto che la legge di bilancio è stata varata in Consiglio dei ministri lo scorso 16 ottobre. Le risorse a disposizione per questo capitolo sono molto limitate, se non nulle. Ecco perché le modifiche apportate sono state inferiori al previsto. La verità è che la pressione per andare in pensione è reale. Ad esempio, l’anno prossimo passerai dalla quota 103 alla quota 104.
Dovrai contribuire almeno all’età di 63 e 41 anni, rispetto ai 62 e 41 di prima di quest’anno. In effetti, ci sono due innovazioni dirompenti per i futuri pensionati esclusivamente contribuenti. Non se ne parla molto perché il pubblico è ancora relativamente piccolo. Innanzitutto, cos’è una pensione contributiva pura? È l’indennità percepita da chi non ha versato un giorno di contribuzione al 31 dicembre 1995. In pratica, parliamo di quanti abbiano iniziato a lavorare sin dal 1996. Per ragioni anagrafiche, pur non necessariamente, stiamo facendo riferimento grosso modo agli under 50. Questi lavoratori percepiranno un assegno sulla base soltanto dei contributi versati.
Invece, la pensione retributiva lega(va) l’assegno all’importo dello stipendio percepito negli ultimi anni di servizio. Infine, il sistema misto consente ancora oggi ai lavoratori di percepire un assegno con il doppio calcolo: retributivo per gli anni di contributi versati fino al 2011, contributiva per gli anni successivi al 2012.
Come capirai da questa breve spiegazione, il nostro sistema di previdenza sociale è un disastro. Diciamo che le due novità della Legge di Bilancio 2024 riguardanti le pensioni contributive pure necessitano chiaramente di essere confermate dal Parlamento e, data la delicatezza della materia, non si può escludere la possibilità di una loro modifica. Questo è tutto ciò che sappiamo finora. Chi vuole andare in pensione a regime contributivo all’età di 67 anni con 20 anni di contributi deve accumulare ogni mese un importo pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale. Quest’anno il prezzo è fissato a 503,27 €. Pertanto oggi si può ricevere una pensione interamente contributiva al compimento dei 67 anni solo se l’importo è almeno pari a 754,91 euro. Chi non potrà raggiungere questo numero dovrà aspettare fino al compimento dei 70 anni. La logica di questa regola è difficile da comprendere.
I legislatori vogliono impedire alle persone di andare in pensione con importi bassi, ad esempio se hanno bisogno di assistenza. La chiave è che l’attuale età pensionabile è 67 anni. Incredibilmente, le categorie già svantaggiate nel metodo di calcolo della retribuzione o delle indennità miste devono aspettare fino a tre anni prima di lasciare il posto di lavoro. La Legge di Bilancio 2024 prevede quindi il superamento di tale limite. Per il titolare di una pensione puramente contributiva è sufficiente ricevere un assegno pari a quello della pensione sociale. A 67 anni potranno quindi andare in pensione più persone, anche se la platea di riferimento sarà ancora limitata per le ragioni anagrafiche sopra citate. Ma ogni anno diventa più grande.
La seconda innovazione, invece, è andata in direzione restrittiva. Oggi si può andare in pensione a 64 anni con 20 anni di pensione di sola contribuzione.
A una condizione: l’importo mensile deve essere almeno 2,8 volte superiore all’assegno sociale. Ciò significa che puoi andare in pensione con 3 anni di anticipo solo se hai diritto a ricevere un assegno di almeno 1.660,79 euro. Di conseguenza, le pensioni contributive saranno ancora più fuori portata per coloro che vogliono ricevere una pensione prima dei 67 anni, mentre l’accesso alla pensione diventerà più facile una volta raggiunta questa soglia di età. Su larga scala, nei prossimi anni vedremo più rilasci regolari e meno rilasci anticipati. Il saldo versato dall’INPS dovrebbe rimanere sostanzialmente invariato. Il metodo contributivo garantisce tra l’altro l’equilibrio dei conti a lungo termine, indipendentemente dall’età in cui si lascia il lavoro. Ogni pensionato, infatti, riceve solo l’importo da lui versato e relativo alla vita teorica residua