Rincari in bolletta. Cgia di Mestre: «in Italia rischio stagflazione»
25 Gennaio 2025Sempre più preoccupazione per gli imprenditori italiani a causa sia per gli effetti che potrebbero avere i dazi della nuova amministrazione Trump (ricordiamo che le imprese italiane che esportano negli USA sono circa 44 mila), sia per l’aumento dei costi energetici e dei suoi effetti sul sistema economico italiano.
A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia che, secondo le sue stime, nel caso in cui il prezzo del gas dovesse attestarsi sui 50 euro al MWh, rispetto all’anno scorso potrebbe esserci un aggravio di 14 miliardi di euro.
Rischio Stagflazione?
Un aumento così graverebbe non poco oltre che sulle imprese, anche sulle famiglie italiane e potrebbe farci assistere ad uno scenario in cui impennano i prezzi di gas ed energia e crollano di consumi interni. Nel biennio 2022-2023, anni post-Covid, la crisi energetica ha fatto impennare il caro vita, erodendo il potere d’acquisto per lavoratori e pensionati, senza trascurare l’incremento dei tassi d’interesse che ha ostacolato investimenti e crescita del PIL.
L’effetto combinato dei dazi e dell’aumento dei costi dell’energia, potrebbe portare l’economia italiana ad una fase di stagflazione caratterizzata dalla crescita pari a zero del PIL e da alti livelli inflazionistici.
Cos’è la stagflazione? Il termine deriva dall’unione di due parole: stagnazione ed inflazione. Si intende una fase economica in cui è presente sia una crescita economica molto bassa (stagnazione) e sia un aumento dei prezzi di beni e servizi (inflazione).
Quali soluzioni? Salary cap e Pnrr
Per scongiurare questa situazione, sempre secondo il report dell’Ufficio studi della Cgia, bisognerebbe evitare il crollo dei consumi interni, introducendo al livello europeo un tetto al prezzo del gas, in modo da scongiurare spinte speculative.
In secondo luogo sarebbe necessario spendere bene ed entro la scadenza del 31 agosto 2026 le risorse del Pnrr ancora a disposizione, una cifra che ammonta a 130 miliardi di euro. Secondo la BCE, l’utilizzo di tutti i prestiti e le sovvenzioni che ci sono stati erogati da Bruxelles farà aumentare in via permanente il nostro Pil nello scenario migliore dell’1,9% fino al 2026 e dell’1,5% fino al 2031 rispetto a un Pil senza questi speciali sostegni post-pandemici.