Lo strano caso di via Crocco: riscaldamenti chiusi un mese, ditta accusata di corruzione
12 Maggio 2020L’immobilismo Cinque Stelle non prende provvedimenti nei confronti della ditta appaltante degli impianti di riscaldamento. In via Crocco, stabile al 90% di anziani e disabili rimasto senza riscaldamenti per un mese
di Flavio Quintilli
In via Luigi Crocco, Nuova Ponte di Nona, ci sono 90 famiglie che vivono nelle case popolari di proprietà del comune di Roma. Come da normativa comunale, dal 14 novembre dovrebbero essere accesi i riscaldamenti centralizzati. Qualcosa, invece, non va, e lo stabile dei civici 21 e 23 di via Crocco rimangono al gelo, i cui residenti sono al 90% anziani e disabili.
La ditta appaltante del Comune per gli impianti di riscaldamento è la ANTAS srl. Gli inquilini la contattano, interviene un tecnico ma una fuga di gas provoca il successivo intervento immediato di Vigili del Fuoco e Italgas. Ecco allora il disastro: Italgas verifica che la caldaia non è a norma e chiude l’impianto. “Lasciandoci senza riscaldamento e senza acqua calda, staccando in modo incomprensibile anche i pannelli solari che lavorano in modo autonomo”, spiega un signore di 85 anni, residente di via Crocco.
Gli inquilini provano a richiamare il tecnico intervenuto in precedenza, ma senza risultato; il centralino della ditta e le segnalazioni cadono nel nulla.
La denuncia di un’inquilina. Il 25 novembre scorso un’inquilina si reca a sporgere denuncia e grazie alle Forze dell’Ordine riesce a mettersi in contatto con un “presunto” responsabile della ANTAS, il quale invia da Padova due tecnici. Intervengono, controllano l’impianto e dicono che può essere rimesso in funzione e che nel pomeriggio sarebbe arrivato il foglio da consegnare all’Italgas, per l’accensione, firmato da un dirigente della ditta. Tutto questo, ovviamente, non accade.
L’inquilina ricontatta allora il presunto responsabile della ANTAS, che risponde che per mandare il foglio all’Italgas devono prima tenere l’impianto sotto pressione (senza gas, solo aria) per 24 ore e avrebbe mandato i tecnici al più presto.
L’esposto di Fratelli d’Italia. Si arriva così, troppo rapidamente, a sabato 30 novembre. La situazione viene raccontata dai condomini a Chiara Del Guerra – responsabile per Fratelli d’Italia per la consulta Scuola e Cultura al Municipio VI – e Nicola Franco, capogruppo di Fratelli d’Italia in Municipio VI. Insieme, Franco e Del Guerra si recano in sopralluogo su via Crocco e, assieme al Vicepresidente dell’Assemblea Capitolina Francesco Figliomeni (FdI), presentano un esposto presso la Procura e un’interrogazione al sindaco Raggi e agli assessori competenti.
“Abbiamo presentato un’interrogazione urgente al Sindaco, un esposto alla Procura della Repubblica e una richiesta di commissione trasparenza anche per cercare di chiarire se vi sono i presupposti per la rescissione del contratto ed altri buchi neri – ha dichiarato in una nota Figliomeni il 3 dicembre – in tale vicenda che è il seguito di quanto sta accadendo in tutta Roma con migliaia di famiglie al freddo”.
Lunedì 2 dicembre l’impianto viene finalmente messo sotto pressione e dopo alcuni giorni il riscaldamento è tornato a funzionare, fortunatamente con l’inverno in ritardo.
I problemi giudiziari della ditta. La ANTAS srl fu coinvolta, nel 2017, in un’indagine molto seria, che costò al titolare Sergio Giglio l’accusa di corruzione in atti giudiziari, oltre a casi di turbative d’asta riguardo appalti per la manutenzione di impianti di riscaldamento per circa 18 milioni di euro. Nonostante questo “piccolo” guaio con la giustizia, la ANTAS ha, ad oggi, un nutrito appalto di impianti di riscaldamenti nel settore pubblico soprattutto del centro e del nord Italia, operante addirittura in tutta Europa.
La ANTAS è soltanto una delle ditte che gravitano all’interno di un mondo gestito a livello familiare. Dal sito della ditta: “ANTAS srl è una delle società che fanno parte del Gruppo Giglio. Il Gruppo Giglio, fondato nel 1948, nasce da una iniziativa imprenditoriale voluta dalla famiglia Giglio”. Il Gruppo Giglio è un colosso finanziario, quotato in borsa, che a luglio 2019 il Messaggero rivela essere stato “Sospeso per eccesso di rialzo il titolo Giglio a Piazza Affari, con una variazione percentuale positiva teorica dell’11,51%”.
I guai giudiziari della ANTAS non sono finiti nel 2017, però. Ancora nel 2019, stando al Fatto Quotidiano, “Gli accertamenti bancari hanno permesso di risalire a due bonifici a favore dei genitori di Nicola Russo [il giudice accusato di formare collegi arbitrali per favorire gli “amici”, ndr], Giuseppe Orazio e Annamaria Faggioni, pagamenti da 32.064 euro ciascuno (64.128 euro totali) rispettivamente dalla Sti Spa e dalla Antas Srl quale acconto [di un totale di 200mila euro, ndr] sul compenso di presidente del collegio arbitrale”.
La domanda è: visti i procedimenti giudiziari aperti nel 2017 (quando il Movimento Cinque Stelle occupava già le sedie più alte del Campidoglio) e ancora non terminate nel 2019, perché non si è proceduti alla richiesta di decadimento dell’appalto? In altri termini: viste le accuse di turbativa d’asta e di corruzione in atti giudiziari, non potevano i giustizialisti di un tempo correre ai ripari richiedendo l’intervento dell’ANAC (Autorità Nazionale Anti Corruzione), come previsto dall’art. 32 del DL 24/14 n. 90?